È sempre confortevole scoprire un nuovo poeta mantovano. È il caso di Luca Artioli, che risiede a Levata di Curtatone, che con “Fragili Apparenze“ arricchisce il panorama della nostra tradizione lirica. L’autore è giovane e questa è la sua prima raccolta, seguita in stampa con attenzione, curata nel sembiante tipografico, autopromessa. Ed è un giovane che si presenta con una dichiarazione di poetica ferma e matura: “Non chiedete mai nulla alla poesia. La poesia non dà risposte, riformula solo domande. Pensate a viverla”. In effetti, sin dalle prime composizioni, è il verso stesso che parla: narra dell’oggetto d’attrazione, cioè¨ l’amore, del sentimento dell’essere, dell’io, del rapporto con la natura, cioè dell’immagine del reale. Si aprono poi almeno due sipari: in uno si sottolinea la fedeltà , indissolubile, alla parola; nell’altro si assiste al mormorio che la parola coltiva entro sé. Luca Artioli compie così un gesto che possiamo stimare rilevante: cerca di poetizzare le pulsioni della vita e di dar vita al poetico. Nella corposa postfazione al testo, Arnaldo Maravelli insiste tanto sull’apparenza che sulla fragilità addossando gli statuti sia alla cosa che alla sillaba. Sì, la poesia, anche innamorata, è tenera e friabile così come il mondo si scioglie nel proprio consumo. Eppure, nel giro dei significati e dei suoni, nella polifonia del senso, si a qui una sensazione di forte partecipare, di fitto condividere il dire e il fare. Le liriche del mantovano si mostrano carezzevoli e sfiorano al medesimo tempo la decisione e l’incertezza, la stabilità e l’oscillamento di idee e figure. Sotto sotto sono attizzati il fuoco dell’entusiasmo e un piccolo recondito piacere: “Ti schiudi notturna/anemone e veleno/sfogliando le ore/a piccole dosi”.
Recensione del poeta Alberto Cappi, Gazzetta di Mantova del 22 luglio 2005
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