In tacito assenso
la poesia declina
alla parola
murata e schiva,
con i suoi pertugi
di cuore amaro,
o mischiando spesso
corpi
in prossemiche bolle,
così, figlia di un’inerzia
priva d’appigli
fatta quasi a misura
per tastare del viaggio
il fondo e la salita.
(dalla raccolta “Fragili Apparenze”, TCM 2005)