Ho come la sensazione che “Le sillabe del vento” di Xánath Caraza (Gilgamesh Edizioni, 2017) mi abbia lasciato molto più di quello che si possa pretendere da una raccolta di poesie.
Sì, perché nelle sue centosettanta pagine la voce dell’autrice messicana arriva tutta, arriva con la sua forza e la sua chiarezza, senza troppi fronzoli e colpendo nel segno, complice sicuramente il testo originale a fronte, nonché l’ottima traduzione, curata da Annelisa Addolorato e Zingonia Zingone.
Il libro procede come un taccuino di viaggio, su cui Xánath traspone l’oggettività dei luoghi visitati attraverso uno sguardo teso al mirifico, uno sguardo che nel viatico aperto alla poesia tocca spesso anche corde intimamente personali.
Così il Messico, gli Stati Uniti, la Spagna, ma anche l’Italia e la Francia diventano il centro di un’emozione sempre pronta a rinnovarsi, tramite l’affermazione di se stessi nello spazio. Xánath dà l’idea, infatti, di parlarci continuamente in presa diretta, annotando una mappa che presto non si rivelerà soltanto geografica, ma soprattutto sentimentale. E noi ci sentiamo lì, con lei, nella veste di testimoni privilegiati.
Quel “Piango, piango, piango / piango ogni volta che ti vedo / piango di felicità / pianto che mi inonda” ripetuto in modo quasi parossistico di fronte alla Primavera del Botticelli, ad esempio, ha una capacità evocativa straordinaria. Ma la stessa sensazione di compartecipata meraviglia è possibile avvertirla dentro ogni pagina del libro, nel quale l’autrice tiene per larghi tratti fede alla propria origine ispano-americana, assai vicina alla natura ed ai suoi elementi.
Incontriamo così spesso nei testi il cielo e la pioggia, ammiriamo la montagna nella maestosità degli alberi e nella fermezza della pietra. Ma il nostro approssimarci ad essi, nella poesia di Xánath, trascende l’immanenza di cui sono fatti, per farle assurgere ad icone mistiche di un popolo. Un popolo che, lontano dallo smog della capitale messicana, è in grado di cogliere ancora tutto il potere terapeutico (se non addirittura taumaturgico) della natura, trasformandosi in balsamo contro i disagi e le difficoltà umane. “Pietre umide / sottile canto marino / ora non sono più triste”, recita una strofa, oppure “Granada tu risvegli la forza / dove si respirano versi / poesia di acqua e cielo”.
Man mano che procede la lettura, i luoghi visitati e lo spazio stesso che li accoglie divengono il perimetro di continui stupori, dove l’arte dell’uomo e del Creato permettono all’autrice di lasciarsi andare a quel “…sospiro di quercia”, che testimonia della propria poesia anche un pregevole carattere estatico.
Orizzontalmente la raccolta risulta essere attraversata poi da una vocazione, una sorta di slancio panico “…se io fossi l’acqua dei sogni / placherei la sete dei poeti / arriverei fino ai mandorli / e alle scarpate scoscese / mi concentrerei sugli aranci / aspettando di diventare nuvola…”. Versi ariosi e maturi, che paiono dialogare stretto con uno dei più grandi -se non il più grande- poeta in lingua spagnola del secondo ‘900, Octavio Paz (“L’inchiostro verde crea giardini, selve, prati / fogliami dove cantano le lettere / parole che son alberi, / frasi che son verdi costellazioni”).
“Le sillabe del vento” di Xánath Caraza, insomma, è un libro scritto per perdersi nel mondo e per ritrovarsi, a fine viaggio, arricchiti nello spirito e nella bellezza della poesia.
A noi il compito di coglierne il senso più vero, più pieno.
Alcuni testi tratti dalla raccolta:
La grotta di Nerja
Colonne di tempo
come pietre d’acqua.
Fluiscono note musicali
nei minerali,
in ogni centimetro
che avanza, eco, eco, eco.
Svolazzi d’acqua,
ad intervalli cadenzati,
si leggono nelle fenditure della terra,
nel cento della volta
come cascate di pietra,
umide cavità.
Nelle volte vuote
l’aria pesante riempie le sale.
Il tempo si assorbe
nella respirazione,
in ogni respiro,
ritmo d’acqua.
Battiti di fango,
canto di cristalli,
fenditure nelle interiora
delle volte pulsatili.
La pelle della terra
si apre, si apre, si apre.
(Grotta di Nerja, Andalusia, luglio 2013)
Le sillabe del vento
(per l’arte di Adriana Manuela)
Scorre senza timori la donna,
con grazie gira.
Tra le nuvole crescono
i suoi desideri.
Tra le lune perde la sua tristezza.
Tra gli astri si disperde l’illusione.
Scorre dalla terra la donna.
Nel fango si attorcigliano le sue vittorie.
I suoi sogni, come seta nelle onde, si perdono.
Sulla sabbia si seppelliscono le sue paure.
Tra succo d’arancia e ciliegia
la pelle si tinge di malva.
Scorre la donna nell’aria
come una raffica di vento.
Si tinge le palpebre di lapislazzuli.
Mescola il respiro con l’aroma dei fiori d’arancio.
Svanisce tra le chiome delle stelle.
Si aggroviglia nel fogliame dei boschi, con la nebbia.
Su pennellate nella tela
bianca si forma.
Dalla carta e dal colore
nascono i suoi sentimenti.
Si sposta fino a concentrarsi
in sillabe di vento.
Scorre tra le lacrime,
acqua di fiume e pioggia d’estate.
Si affida alle pagine,
affiora dalla carta di corteccia.
Nel calamaio traboccante
con il vortice sente.
Palpita la passione contenuta.
La tenerezza custodita sboccia.
Calligrafia smarrita corre nelle sue vene.
Saggezza assorbita dalla pelle.
La donna che non spera,
sente con il cuore tremante.
(Andalusia, luglio 2013)
Biografia
Xánath Caraza nasce in Messico. È viaggiatrice, educatrice, poetessa e narratrice.
La sua raccolta di poesie “Silabas de viento” (2014) si è aggiudicato l’International Book Award for Poetry 2015 e ha ricevuto la menzione d’onore all’International Latino Book Award 2015.
Altri suoi libri di poesia sono “Noche de colibries: Ekphrastic Poems” (2014), “Conjuro” (2012), “y Corazon Pintado: Ekphrastic Poems” (2012). Ha inoltre pubblicato il libro di racconti intitolato “Lo que trae la marea / What the tide brings” (2013).
Scrive per la rubrica US Latino Poets en espaniol, così come per il sito La Bloga e per il periodico Revista Zona de Ocio. Insegna presso il dipartimento di lingue e letterature straniere dell’Università del Missouri-Kansas City (UMCK) ed è membro del consiglio Con Tinta, associazione letteraria chicana/latina negli Stati Uniti d’America.
“Le sillabe del vento” è il suo primo libro tradotto in lingua italiana.
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